sabato 31 ottobre 2009

decisioni irrevocabili/2

-Continuano a riprodursi febbrilmente come bestie, in tuguri in cui vivono a decine, parlando ibridi di lingue incomprensibili, si accorgono un bel giorno di essere feccia e vengono a chiedere i miei servizi – inizia – ah, dimenticavo, in questi locali è vietato fumare. E il pagamento è anticipato, ovviamente.
Ci chiede, con grande cortesia, se inizialmente può offrirci la sua compagnia in una sorta di visita guidata. Dalla cartellina di coccodrillo che ha sottobraccio estrae due brochure in cui, oltre ad una mappa schematizzata del luogo e delle sue attrazioni, in quattro o cinque lingue diverse viene narrata la storia di questo enorme parco delle decisioni, il primo per grandezza e multifunzionalità negli Stati del Nord, sicuramente il primo ad essere stato fondato, sicuramente il primo come gamma di offerte e come professionalità del personale che vi lavora. Un altro punto su cui si concentra l'attenzione dei proprietari del parco è la sicurezza; sì perché, secondo sempre quanto è scritto su questo simpaticissimo e coloratissimo opuscolo informativo, in molti altri parchi delle decisioni, per aumentare a dismisura i guadagni, questo settore è messo in secondo piano, mentre qui no, qui tutti macchinari sono controllati a cadenza settimanale da tecnici esperti, senza badare a spese. Nell'ultima pagina dell'opuscolo, il parco vanta una serie di collaborazioni notevoli di carattere pubblicitario, catene di abbigliamento e di ristorazione, una televisione privata nazionale e una marchio automobilistico di grande spessore, più una serie infinita di ministeri e sottoministeri, visto che, per poter mettere in piedi una costruzione del genere, saranno necessarie un'infinità di autorizzazioni governative.

(continua...)

L'angolo della sessuologia spicciola: "Erezioni? No, grazie"

Da quando ho aperto questa nuova rubrica sono stato sommerso da migliaia di mail. Qualcosa non va, ragazzi? Ne posto una veramente interessante.

"Ciao, sono Katia, ho 25 anni e scrivo da Milano. Sono fidanzata da quasi tre anni con Riccardo, stiamo molto bene insieme, da poco abbiamo deciso di convivere e abbiamo preso in affitto un grande appartamento in centro. Non abbiamo problemi economici, lui è ingegnere e ha un ottimo stipendio. I veri problemi sorgono quando siamo a letto. Riccardo ha enormi problemi di erezione, sembra quasi che detesti fare l'amore con me (mentre a me piace tantissimo). Ho deciso di scrivervi dopo che, due notti fa, nel momento in cui doveva portare a termine il proprio dovere coniugale, ha iniziato a parlare ininterrottamente di una centrale elettrica che sta progettando con il suo staff di ingegneri. Va bene, capisco che è molto preso con il lavoro, ma almeno una bottarella ogni tanto potrebbe anche darmela..
Non è nemmeno la prima persona con cui ho questo problema: prima di Riccardo mi frequentavo con Andrea, un bellissimo (e ricchissimo) ragazzo di Bologna conosciuto alla Bocconi, l'università in cui poi mi sono laureata. Anche con lui niente sesso, invece di tirare fuori il mattarello mi parlava di mercati finanziari.
Cosa mi succede, dunque? Sono destinata a conoscere uomini bellissimi, ricchissimi ma senza concludere mai niente sotto le coperte?

Un bacio e complimenti per il blog
Katia da Milano"

Cara Katia, se mi avessi mandato una tua foto forse molte domande avrebbero trovato da sole una risposta. Se fai cagare è chiaro che poi questi poveracci non ti sfiorano neanche.
Se invece vogliamo approfondire la tua situazione, posso partire da uno studio (che sto inventando io in questo momento) dell'Università di Modena e che mette in relazione la potenza sessuale, espressa in una scala da uno a dieci, dove dieci equivale ad una bomba e uno ad un ottantenne atreriosclerotico, con il tipo di studi compiuti. Eccola qui sotto.

Ingegneria 1
Economia 1,5
Architettura 2,5
Lingue 6
Giurisprudenza 7,5
Psicologia 8-
Filosofia 10
Lettere 10+++++

Come vedi, cara Katia, non hai capito niente degli uomini! Secondo te io in che cosa mi sono laureato? Indovina un pò? Se mi contatti e mi invii una tua foto, una botta non te la toglie nessuno. Se hai bisogno di una scusa per venire a trovarmi, dì a Ricky che vai a visitare una centrale atomica. Più o meno è la stessa cosa.

p.s. porta delle amiche

giovedì 29 ottobre 2009

hungry man/2

Due Zatlah in tenera età si accoppiano liberamente in mezzo alla folla. Per un momento sono tentato di spingerli sui fili dell’alta tensione visto che schizzano in ogni dove liquidi organici rischiando di macchiarmi irreparabilmente il trench. L’esemplare maschio cerca ripetutamente l’orifizio giusto, scuotendo senza sosta la parte finale del tubo digerente (ultimi studi clinici sostengono che esiste un particolare rapporto accoppiamento/digestione) senza trovare opposizione da parte dell’esemplare femmina. La loro eliminazione, l’eliminazione della razza intera, andrebbe compiuta con garbo, con riservatezza, con un certo tatto, a grandi linee nello stesso modo in cui si potrebbe procedere con l’eliminazione degli artisti. Nello spasmo dell’accoppiamento, al maschio tremano visibilmente le mani, percorse da formiche sottopelle che scorrazzano in canaletti gialli vescicosi e purulenti; l’ennesimo scabbioso raccomandato, l’ennesima rotella mal-oleata preposta al giudizio sugli altri. Un soggetto assai facilmente corrompibile. Sono i tempi in cui spadroneggia la liquidità borghese e la storia intera può chiudersi con un’esplosione di effetti pirotecnici e, moltitudini di granchi, schioccando le possenti chele, invaderanno le città..
Cinque dita, non le mie, mi pesano sulla spalla sinistra; una mano di una certa importanza. Non mi volto nemmeno.
Sento il loro fiato caldo sul collo, il fiato caldo della Legge. Sono loro, assoldano chiunque, vecchine artritiche e giovani madri in anoressia post-parto, cowboys e latifondisti, chiunque.
-Dovrebbe seguirmi, immediatamente. Non stia a fare scherzi, siamo fra gente rispettabile. Io e lei siamo pure noi gente rispettabile, non crede?
Dai lampioni oscillano primati (mozione statale sull'abbattimento dei lampioni – i primati defecano in testa ai sottostanti), la luce va e viene e di notte è pericoloso, dai tombini escono tentacoli e ventose urticanti; alcuni endocrinologi hanno innestato ghiandole umane su ex cani randagi che ora possono passeggiare liberamente. Questi ometti bassi e pelosi miracolosamente bipedi discorrono di filosofia greca con voci-latrato gonfie di boria.

(continua...)

"Non sono qui per intrattenere": William Burroughs, il Pasto Nudo

La Fantascienza esterna non c'entra. William Seward Burroughs, drogato, omosessuale, pecora nera di buona famiglia, popola lo spazio interno all'uomo di alieni mostruosi, città sospese e surreali che appaiono deserti, funzionari controllori e a loro volta controllati da altri funzionari controllori, macchine da scrivere parlanti, orgie animalesche di esseri spaziali. La droga, in particolare l'eroina, è la chiave di volta/lettura del Pasto Nudo, la più sconvolgente e coinvolgente esperienza di lettura che si possa fare. La droga scardina la struttura del romanzo, che si frantuma, le scene si susseguono le une alle altre senza un'apparente consequenzialità, gli stili si mescolano in un'incredibile sarabanda. Da dove trae, questa Fantascienza Interna nata da quattro anni di appunti accaniti e disordinati di un tossicodipendente e cucita insieme in fretta e furia da Allen Ginsberg e Jack Kerouac per la pubblicazione, da dove trae il suo fascino? Perché non riusciamo a staccare l’occhio neppure dalle scene più atroci, perchè continuiamo a leggere anche quando abbiamo perso il filo, e non sappiamo più dove si sta svolgendo l’azione, o chi sta parlando e a chi?
Semplicemente perchè il Pasto Nudo traccia indelebilmente una linea di confine fra tutto quello che abbiamo letto prima e tutto quello che leggeremo dopo, perchè qualsiasi scrittore, per quanto innovativo e creativo, che continuerà, dopo Burroughs, ad aggrapparsi disperatamente al "soggetto-verbo-oggetto", risulterà bolso e privo di fascino. Non c’è che un’unica cosa di cui può scrivere uno scrittore: ciò che è davanti ai suoi sensi nel momento in cui scrive.
Uno degli incubi più presenti nel Pasto Nudo è la dissoluzione, la perdita di forma del corpo umano. Ecco perchè è pure la fisicità del romanzo stesso, di ogni romanzo, che Burroughs mette in discussione e che, dopo di lui, non può rimanere più quella di un parallelepipedo sottoposto alle leggi della gravità; il romanzo muta, decade, è magma, o meglio, è un'informe gelatina. Non intrattiene, non può più farlo, risulta difficile perfino tenerlo fra le mani, scivola via e scivola dentro.

mercoledì 28 ottobre 2009

decisioni irrevocabili

Durante il Panico Quinquennale si era smisuratamente arricchito trafficando cornee. Non capisco proprio perchè ci racconti queste cose, personalmente detesto i discorsi di benvenuto. E' palese, però, quanto anche lui si sia lasciato sospendere sul concetto di "vita tranquilla" come su un precipizio; una leggera spintarella e sarebbe volato giù, senza nemmeno opporsi. Il postino ti suona alla porta con un telegramma in cui gentilmente ti avvertono che hai il cancro. Ti manca poco, i giochi sono chiusi. Ci accoglie con cordialità e con una sottile simpatia, ci tiene a sottolineare che cura la clientela di persona. Sorride pure, ma si notano perfettamente le labbra rifatte da un chirurgo a buon mercato, per non parlare dei denti, almeno un centinaio, denti di altri, scelti fra le migliori dentature passate in rassegna. Inizia ad intravedersi una lunga fila di persone, di diverse nazionalità ed estrazioni: qualcuno è già nudo, qualcuno invece sta ancora sbrogliando le ultime seccature prima di prendere la propria decisione irrevocabile.

(continua..)

martedì 27 ottobre 2009

hungry man

I neon dell'insegna ronzano un verde spento e trasandato. Risulta molto più evidente il “ventiquattro ore” rispetto alla sagoma della croce. Sono lì dentro a far la fila come un onesto cittadino. Preservativi, aerosol, purganti, latte in polvere. Sicuramente lei ha esagerato con il settore “stabilizzatori dell’umore” e, esteticamente parlando, è orrenda. Ha uno sguardo vuoto, assolutamente privo di una qualsivoglia scintilla di capacità intellettiva. Per di più, proviene dal retrobottega un debole lamento scimmiesco. Che tenga alla catena un gorilla con cui accoppiarsi nelle pause pranzo? Forse i gorilla sono due, nel caso che uno sia stanco o affaticato.
-Lo sa che tenere in cattività razze in via di estinzione è reato? Lei è perseguibile dalle leggi in vigore e..
-Cosa desidera? Prz o nettare di Millepiedi Nero?- mi interrompe bruscamente.
-Ha già inquadrato il soggetto vedo - diventa inutile allora iniziare con il vecchio trucco della morale gratuita.
È il mio sogno ricorrente: casse marchiate “Croce Rossa” zeppe di Prz paracadutate sui bambini affamati dell'Africa, come una romantica nube di moscerini accalcati intorno ad una luce artificiale. E quel Millepiedi Nero che mi avvicinò quando ero fanciullo e indifeso e mi convinse a dargli una leccatina sul dorso.
Le allungo la ricetta accartocciata. È visibilmente falsa, lei sembra non accorgersene, mi chiedo se abbia lo sguardo annebbiato a tal punto da non comprendere la scrittura. Un gran trambusto dal retrobottega, scatole di medicinali cadono dagli scaffali.
-Mi scusa giusto un secondo? Grazie.
-Si figuri.
Si chiude la porticina alle spalle e sento schioccare una frusta, più volte. Torna al banco e ha gli occhi sbarrati e un filo di bava alla bocca che asciuga con la manica bianca del camice.
-Signorina se vuole le posso consigliare un’ottima agenzia matrimoniale, ottimi prezzi, unioni fra razza umana e bestie varie. Ci lavora un mio conoscente.
-Non credo al matrimonio, sa.
E intanto mi incarta la splendida confezione da 0,25 mg. L’effetto del immediato del medicinale è la stabilizzazione almeno in forma momentanea dell’umore del soggetto; parziale stabilizzazione, in quanto entrano in gioco una moltitudine di fattori che contribuiscono alla riuscita, sempre se assunto in dosi costanti, sorvegliate, controllate e secondo schemi terapeutici ben precisi suggeriti da un medico. È una coperta corta, la capacità produttiva degli stabilimenti è insufficiente; è la domanda, probabilmente, ad essere esorbitante. Ma a me serve più che altro per non alterare i ritmi biologici da cui dipendono le mie abitudini insensate, ma pur sempre abitudini, le piccole necessità assolute, il piccolo androne chimico-logico dello scorrere delle giornate.
-Oh lei dovrebbe, il matrimonio è il coronamento di un sogno. Non ha mai pensato di avere dei figli? I bambini sono una benedizione del cielo.
-Le credo, ma la poligamia purtroppo è ancora reato, soprattutto se il matrimonio viene contratto con due gorilla in via di estinzione. Lei non ci crederà, ma io ho tutt’ora una causa in corso con il governo del Malawi per il rapimento dei miei due partners. Il Malawi li rivuole indietro.
-I gorilla sono animali di grande sensibilità. Con i tempi che corrono, io la capisco, è necessario avere almeno una vita parallela. Ma stia attenta a tutte queste nuove malattie, l’Aids, la povertà e la bruttezza. Secondo nuovi studi, sono trasmissibili anche per via aerea, ma si rende conto?
-E' terribile non poter parlare del proprio amore con nessuno. Ancora più terribile dev'essere non poter dire a nessuno la verità sulla propria vita.
-Non saprà mai quanto è esaltante fino a che non lo avrà provato.
Due negri dietro di me con tuniche sgargianti discutono sul lasso di tempo necessario a sistemare tutto. Uno dei due sostiene che servano almeno due/trecento anni e che questo glielo ha suggerito in sogno il suo oracolo. Penso allora che la democrazia sia cancerogena e le farmacie sono il suo cancro. Proliferano, inglobano altri spazi vitali, s’ingrandiscono e si finisce per non riconoscere la parte buona dalla parte malata. La loro rapida espansione dovrebbe essere fermata in tempo, o l'organismo ospitante sarà spinto al collasso.
Saluto cordialmente e vado verso l'uscita, fermandomi un secondo a curiosare fra gli scaffali. Uno dei due negri mi pare chieda alla farmacista qualcosa per la claustrofobia. È rimasto chiuso in un ascensore e si è accorto troppo tardi che stava strangolando il suo compagno di viaggio. L'ansia gioca brutti scherzi. La farmacista gli incarta una confezione di Prz, identica alla mia.
Torpore a livello delle giunture degli arti; è il primo orrido segnale, il calo di metacheodin-nucleide. Muoversi per fotogrammi infinitesimali senza accorgersi della sensazione del movimento; la realtà non riesce mai a trascendere la mia allucinazione personale. Un uomo all’angolo, avvolto in una pesante sciarpa nera, e di cui stento a riconoscere l'esistenza materiale, mi rivolge un cenno con la testa. Andiamo.

(continua...)

lunedì 26 ottobre 2009

Un Discorso Aperto

i giovani fanno schifo
le serate sono noiose
socializzare è mortificante
la pizza è cancerogena
l'happy hour è da morti di fame
l'italietta ha rotto il cazzo
garibaldi criminale
nel po ci cago
la democrazia è tua madre
il lotto è per gli extracomunitari
il superenalotto è per priapisti e sodomiti
la televisione la fanno i terroristi
i preti sono coprofagi (quelli buoni)
il papa mi fa incazzare
milano è una merda
gli anziani devono morire
i caduti per la patria son patetici
l'undici settembre se lo son meritati
i terremoti son cazzi tuoi
internet è per obesi
l'università è per falliti senza passato
le religioni son per impotenti
le suore mi fanno pena
i bimbi van picchiati
mtv è da pedofili
il lavoro rende liberi
tua madre mi fa tenerezza
roma è per i froci
la musica italiana non esiste
la prostituzione inquina le falde acquifere
i politici son politici
i ciellini stan bene nelle camere a gas
i fascisti si inculano tra di loro
la droga fa bene
l'arte è il prodotto di una mente inferiore
allo stadio ci vanno i maiali
la masturbazione è un atto d'amore compiuto
gli stalker son veri eroi
la mafia è collusa
alberto stasi è uno di noi
le stragi del sabato sera son pura selezione della specie
la famiglia è un aborto
quello che dici è merda
quello che pensi peggio
dio mi odia
dio non capisce un cazzo
dio mi sta sulle palle
dio non esiste
dio è cinico
abbasso la figa
io merito di morire ora

L'angolo della psicologia spicciola: "Io parlo da solo"

Un lettore ha inviato questa curiosa mail.

"Ciao, sono un uomo di 36 anni, con un lavoro, una fidanzata e credo di
vivere una vita normale. Tuttavia ho un "vizio" che mi dura fin da
bambino: spesso e volentieri parlo da solo. Me la racconto, mi
invento una situazione, me la sviluppo, la ragiono e mi ci faccio un
discorso sopra, anche allo specchio. A volte parlo così, senza motivo,
per libera associazione, mentre pulisco il bagno o cucino. Una volta o
due mi è capitato di farlo in pubblico, inavvertitamente, e la gente
si è messa a guardarmi come fossi scemo. Talvolta (raramente) il
bisogno di parlare è tale che tiro fuori il telefonino e lo appoggio
all'orecchio, di modo che la gente non pensi male. Grande invenzione,
l'auricolare, mi risolve molti problemi in macchina.

Non so se c'entri, sono una persona un po' timida, non faccio amicizia
facilmente, anche se alla fine ho molti amici, sono un po' diffidente
degli altri, non riesco a far discorsi occasionali, con gente magari
incontrata al bar o all'edicola. Sono un po' aggressivo, rispondo alle
provocazioni e spesso mi accorgo che prendo per provocazioni anche
quelle che non lo sono.

Quindi, sono da ricovero? Parlare da soli è bene o male? E' cosa
normale? Voi lo fate? E di che parlate?

Grazie per i vostri pareri.

MM"

Un pool di esperti psicologi da me consultato è giunto alla conclusione che, per il tuo caso, la via da intraprendere è una sola: datti fuoco. Non pensare a quello che diranno di te gli altri, la tua fidanzata, la tua famiglia: sono tutti invidiosi. Datti fuoco.

negri, a seconda di come li si interpreti

Il maomettaro si distingue in genere dall'ungamunga non solo per la carnagione più chiara, ai limiti dell'olivastro (l'ungamunga canonico proviene dall'Africa Nera o, come dicevano i saggi latini da quella zona indicata sulle mappe sotto la definizione "Hic sunt leones") ma, in massima parte, per una stupidità ancora maggiore, e ciò sembra impossibile (anche se , per onestà scientifica, gli esemplari femminili dimostrano un grado di intelligenza e ricettività agli stimoli in qualche senso più acuta; si tratta di lievi sfumature, appena percettibili, questo è ovvio). Quando si dice la biodiversità.

Il Klondike: Jack London, the Gold Rush


Il 16 agosto 1896 tre persone, due nativi e un californiano, guidate da Skokoom Jim Mason, un nativo del luogo, risalendo il fiume Klondike scoprirono casualmente ricchi giacimenti d'oro nel Fosso del Coniglio, nel territorio dello Yukon, nel Canada nord-occidentale. La notizia raggiunse gli Stati Uniti nel luglio 1897 quando i primi cercatori che tornavano dopo aver fatto fortuna giunsero a San Francisco il 15 luglio e a Seattle il 17 luglio.

Nel 1898 la popolazione delle terre ove era stato scoperto l’oro arrivò a 40.000 abitanti, minacciando di provocare una carestia. Giunse gente fin dalla lontana New York, dalla Gran Bretagna e addirittura dall'Australia; a sorpresa, molti erano liberi professionisti, come insegnanti, dottori, persino un ex sindaco, che rinunciò alla sua rispettabile carriera politica per affrontare l'avventura (morirá "lentamente" di scorbuto in una capanna arrangiata sul Peel River). La maggior parte dei cercatori sbarcava a Skagway, in Alaska, o nell'adiacente comune di Dyea. Di lì viaggiavano sulla terra o risalivano i torrenti fino a giungere a Dawson City, la città simbolo della corsa all'oro. Essa era un minuscolo borgo che contava un paio di edifici, ma con la corsa all’oro si trasformò in una turbolenta cittadina di 30.000 abitanti, il maggior insediamento di tutto il Canada nord-occidentale. Già nel 1900, nei fiumi e nei torrenti della regione, era stata scoperta una quantità di metallo prezioso pari a 22 milioni di dollari.

Questo non è il luogo per un'analisi puramente storica dei fatti che seguirono a queste date; i pochi interessati potranno reperire informazioni dettagliate su qualsiasi enciclopedia. È come Jack London, scrittore calforniano, fra i più grandi della storia, sebbene ancora adesso snobbato dalla critica e relegato al ruolo di “scrittore per ragazzi”, utilizzò la sua esperienza nel Grande Nord ad interessarmi. Altri scrittori, Jules Verne (casualmente relegato anch'egli al ruolo di “scrittore per ragazzi) per esempio, trassero spunti per i loro romanzi da questa drammatica vicenda storica e umana. È uno scenario estremo, il Klondike, e forse proprio in quanto tale London riesce a mettere al riparo la propria scrittura da tentazioni puramente naturalistiche, o romantico-sentimentali, o addirittura esoticheggianti, conferendole invece una dimensione inquietante e coinvolgente, del tutto personale. In questo sta il suo talento demoniaco, visto che la sensazione è che London possegga letteralmente ogni cosa, vivente e non vivente e che questo Grande Nord abbia finito per possederlo, costringendolo quasi a diventare scrittore, al di là di qualsiasi suo margine di scelta.

Non è un caso, quindi, che la data del primo racconto pubblicato di London, “To the man on Trail”, è il 1899. Immaginiamo lo scrittore californiano affrontare il Silenzio Bianco (che diede il nome ad un altro suo celebre racconto); non siamo più davanti ad un semplice luogo dell'avventura né avrebbe mai potuto esserlo, visto che lo scrittore sapeva bene, e per esperienza personale, che la corsa all'oro fu uno degli episodi più terribile di una gravissima crisi economica; non è la frontiera, quel luogo mitico di mitica innocenza su cui si edificarono l'ideologia e l'immaginario di massa americani.

Niente più mediazioni, niente più schemi, alibi o inganni: nel Bianco che acceca, nel silenzio che ottunde, si scoprono le carte, ben sapendo che il Caso o la Natura, ironici e beffardi, impassibili e spietati, si riservano sempre di giocare l'ultima. Il Klondike londoniano è allora un lembo estremo dell'esperienza e dell'esperimento; diventa il luogo in cui si fonde il confine fra atto creativo e vita, in cui le leggi della Natura diventano norme grammaticali e viceversa. Tra le nevi del Nord, le leggi che regolano la natura si rivelano, nella loro essenza profonda ed assolutamente elementare, banchi di prova impassibili e spietati per l'individuo e per gli aggregati sociali. Chiunque può decidere di sfidare il clima artico (ergo la scrittura) alla ricerca del successo, della vittoria, dell'affermazione individuale. Solo alcuni, London fu uno di questi, comprendono le tronfie leggerezze dei compagni di viaggio votati al disastro; non per questo non partecipano alla Grande Ricerca dell'Oro pur sapendo che la sopravvivenza non è certa, non è detto che il Dramma conosca un esito positivo.


Carie nera sul pianeta Terra

Stanotte sono riuscito perfino a colloquiare con lei. Ha quasi preso il sopravvento sulla mia volontà e mi ha confessato, con tono beffardo e ironico, che mai si arrenderà, mai cesserà la sua malefica attività fino a quando non avrà completamente annientato la mia bellezza greca.
Apparve un giorno d'aprile. Apparve e da allora non mi ha più lasciato. È avida, costante, imperitura. Mi ricorda ogni giorno la precarietà che caratterizza la presenza dell'uomo sulla Terra.
Come nella trasposizione di un noto racconto, un giorno mi sveglierò e mi accorgerò di essere diventato un uomo-carie. Subito dopo diventeranno carie il letto da cui mi sono alzato, poi la mia camera intera, poi la mia città, poi il Mondo. Ed io rimarrò l'ultimo uomo-carie a camminare sul pianeta.

Canidi e foglie di coca: un dibattito ancora aperto


Non sono il solo, dunque, ad avere questo determinato tipo di problema. Non è cosa da poco, non sono argomenti su cui si riesce a scherzare con leggerezza, davanti ad un caffè. La tossicodipendenza è un affare serio; la tossicodipendenza implica un distacco marcato dalla società, dal reale, dagli affetti. Un tossicodipendente in casa ruba, è violento, anche se quasi mai presente; una tossicodipendenza mina l'equilibrio familiare. Tutto diventa difficile, e cambiare rotta è un'impresa per pochi fortunati e coraggiosi.
Non sono l'unico, però. Il libro-inchiesta di Turid Rugass getta luce su questa piaga della modernità.

Il mio cane, si chiama Blu, bellissimo pincher di razza, è tossicodipendente dal 2005. Quattro lunghissimi anni di lenta agonia, un viaggio dantesco nell'Inferno canino.
Una domenica mattina, Blu era tornato all'alba da uno dei suoi “giretti”; frugando nel cappottino Moncler regalatogli dalla zia per Natale, trovai un “pezzo”. Ora, per chi non è pratico (come ero io all'epoca, purtroppo l'esperienza insegna), un “pezzo” è il termine con cui si indica un grammo di sostanza nel mondo dei drogati. So benissimo che frugare nelle tasche non è un atto del tutto comprensibile; avevo però già intuito qualcosa, nel suo modo di abbaiare, correre, spulciarsi. Una luce cupa brillava già da qualche tempo nei suoi occhi a spillo.


Qui a fianco una fotografia di Blu appena tornato da una festa a Riccione. I segni che la droga ha scavato sul suo volto sono ben visibili. Ed è per questo che ho iniziato a detestare della sua tossicodipendenza: per l'abbruttimento che ne consegue e soprattutto per la perdita di lucidità del pelo. Con quello che ti avevo pagato all'allevatore, cane rognoso di merda, ti sei messo a farti delle ranze e adesso fai pure il prepotente. Muori va, almeno non dovrò più pagare i tuoi debiti ai pushers della zona e non dovrò più raccogliere le tue cagate in giro per la casa. Quando mi cagavi sul marmo, Blu, solo ora il coraggio di dirtelo, raccoglievo gli escrementi e li mischiavo ai croccantini. Hai mangiato la tua stessa merda, cane tossico del cazzo!

Manifesto del Movimento Passatista Italiano (“Le Figarò”, 25 ottobre 2009)

Io voglio cantare l'amore per la codardia, l'abitudine alla staticità e alla stasi.
L'obbedienza all'ordine costituito sarà elemento essenziale della mia poesia.
La letteratura esaltò fino ad oggi l'energia penosa, la veglia, la temerarietà. Io voglio esaltare il sonno febbrile, l'estasi, l'immobilità.
Io affermo che la magnificenza del Mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della lentezza.
Io voglio inneggiare all'uomo che delega le proprie responsabilità, che mai tiene il volante, l'uomo che ruota fuori dal proprio asse.
Bisogna che il poeta si prodighi, rimanendo nell'ombra, per aumentare l'entusiastico fervore che si raggiunge nella solitudine e nell'isolamento
Non vi è più bellezza se non nella meschinità. Nessuna opera che no abbia carattere meschino può essere un capolavoro.
Io voglio glorificare la guerra, sola igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore.
Io voglio distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
Io canterò le littorine bordate d'oro e dall'ampio petto, il volo scivolante della mongolfiera. È dall'Italia che lancio questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria con cui fondo oggi il Passatismo.

venerdì 23 ottobre 2009

il Benvenuto


Lui vi dà il benvenuto.
Io no.
"Benvenuto"
perchè fare domani quello che con la giusta organizzazione puoi rimandare a dopodomani?