domenica 7 marzo 2010

il lunedì di Pasqua

La cosa piu' difficile alla quale adattarsi, evidentemente è la pace e la soddisfazione. Finche' c'è qualcosa per cui lottare, la gente sembra capace di sopportare privazioni d'ogni genere. Togliete l'elemento della lotta e sono come pesci fuor d'acqua. Quelli di cui non hanno piu' nulla di cui preoccuparsi, spesso, per disperazione si addossano i pesi del mondo. Questo non per idealismo ma perche' devono avere qualcosa da fare, o almeno qualcosa di cui parlare. Se queste anime vuote provassero un vero interesse per la condizione dei loro simili si consumerebbero tra le fiamme della devozione. Basta varcare la soglia di casa per scoprire un regno abbastanza grande da esaurire le energie d'un gigante, o meglio, d'un santo. Naturalmente piu' attenzioni si presta alle deplorevoli condizioni esterne meno si è capaci di godersi quel tanto di pace e di libertè che si possiede. Fosse anche il cielo, il luogo dove ci troviamo, possiamo renderlo dubbio e sospetto. Alcuni diranno che non vogliono passare la vita sognando. Come se la stessa vita non fosse un sogno, un sogno realissimo dal quale non c'è risveglio! Si passa da uno stato di sogno all'altro: dal sogno del sonno al sogno della veglia, dal sogno della vita al sogno della morte. Chiunque abbia fatto un bel sogno non si lamenta mai d'aver sciupato il suo tempo. Al contrario, è felicissimo d'aver partecipato di una realta' che serve a intensificare e valorizzare la realtà quotidiana. Quasi tutti hanno avuto un momento nella vita in cui si sentivano cosi' bene, in così in completa armonia, da essere sul punto di esclamare: "Ah, questo è il momento di morire". Cos'è che si annida qui nel più profondo dell'euforia? Il pensiero che non durera', che non può durare? Il senso della fine? Forse. Ma io credo che ci sia un altro aspetto piu' profondo. Io credo che in tali momenti noi tentiamo di dirci cio' che sappiamo da un pezzo, ma che sempre rifiutiamo di accettare: che vivere e morire sono una cosa sola, che tutto è una cosa sola, e che non c'è nessuna differenza tra il vivere un giorno e mille anni. Confucio lo ha espresso cosi :" Se al mattino un uomo vede la Verita', può morire la sera senza rimpianti".
( H. Miller )

http://www.youtube.com/watch?v=N2LADZEDjcw

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