martedì 2 febbraio 2010

riflessioni per stemperare gli animi

L’amicizia al tempo di Facebook: non più una frequentazione continua fatta di serate, discussioni, reciproche consolazioni. Casomai, un dialogo virtuale fatto di battute tra individui che quando va bene si sono visti due volte. E allora: se abbiamo 768 «amici» su Fb, in che senso li abbiamo?
Se siete su Facebook, lo sapete già. E in questi giorni ne avete avuto la conferma. Quest’anno si sono fatti meno auguri a voce e per telefono e anche per e-mail; e tantissimi via social network, magari urbi et orbi. Ci sono stati meno incontri anche brevi per salutarsi. In compenso, nei momenti in cui si riusciva a tirare il fiato, si andava online. Per scambiare due chiacchiere con qualcuno che non fosse un cognato; per annunciare sul proprio status che si era mangiato troppo; per fare battute sugli ultimi strani eventi italiani; per rincuorare tutti, a metà pomeriggio del 25, con dei «forza e coraggio, tra poco è finita». Poi magari ci si è visti con gli amici. I soliti. Non quelli, magari centinaia, che abbiamo su Fb. E che stanno portando la parte più evoluta del pianeta, insomma i 350 milioni di Facebook, quelli di Twitter e gli altri, a ridefinire il concetto di amicizia. Non più legame affettivo e leale tra affini che fa condividere la vita e (nella letteratura classica) la morte. Assai più spesso, un contatto collettivo labile che fa condividere video di Berlusconi, Lady Gaga, Elio e le storie tese. Non più una frequentazione continua fatta di serate, discussioni, reciproche consolazioni. Casomai, un dialogo virtuale fatto di battute tra individui che quando va bene si son visti due volte. Poi ci sono i ragazzini che stanno crescendo insieme ai social network. Ma loro sono — in parte— un’altra storia.
Perché in questi tempi di social networking «l’amicizia si sta evolvendo, da relazione a sensazione. Da qualcosa che le persone condividono a qualcosa che ognuno di noi abbraccia per conto suo; nell’isolamento delle nostre caverne elettroniche, armeggiando con i tanti piccoli pezzi di connessione come una bambina solitaria gioca con le bambole». Eccoci sistemati tutti. Ecco perché, magari, dopo certi pomeriggi domenicali passati a chattare, non ci si sente appagati, casomai lievemente angosciati e col mal di testa. La cupa frase è diWilliam Deresiewicz, ex professore di Yale e saggista, autore di un saggio su The Chronicle of Higher Education e una conferenza sulla National Public Radio dedicata alle «false amicizie». La preoccupazione è di molti, in America e fuori. Se ne è occupato persino il Wall Street Journal. La serie tv di nicchia «In Therapy» ha fornito la battuta-pietra tombale (speriamo di no): «Le famiglie sono ormai andate e gli amici stanno andando via per la stessa strada». Deresiewicz infierisce: «Essendo state relegate agli schermi dei computer, le amicizie sono qualcosa di più di una forma di distrazione? Quando sono ridotte alle dimensioni di un post in bacheca, conservano qualche contenuto? Se abbiamo 768 "amici", in che senso li abbiamo? Facebook non include tutte le amicizie contemporanee; ma di certo mostra il loro futuro». Morale: «L’immagine del vero amico, un’anima affine rara da trovare e molto amata, è completamente scomparsa dalla nostra cultura».


Che articolo patetico. E questa scrive sul Corriere della Sera.
(http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_27/rodota-amicizia-era-facebook_c06e8308-f2db-11de-98ab-00144f02aabe.shtml)

13 commenti:

  1. Chi ha scritto questo articolo deve essere una massaia settantenne che non riesce a creare l'account su fb,e stanca di tirar madonne ha deciso di risolvere il problema stroncando pubblicamente il social network

    RispondiElimina
  2. sarà anche patetico, ma almeno non è il solito copia e incolla del cazzo che fai tu in questo blog di merda.

    RispondiElimina
  3. firmarsi no? ma se è un blog di merda che cazzo lo vieni a guardare? firmati, codardo..

    RispondiElimina
  4. firmati segaiolo..firmati..

    RispondiElimina
  5. facci vedere il tuo, di blog, coglione..

    RispondiElimina
  6. modonnina ragazzi, è soltanto la figlia di Stefano Rodotà...non sarebbe mica il caso di incazzarsi così per altre cose...???

    Il Mediatore culturale

    RispondiElimina
  7. qualcuno ha bisogno di un massaggio prostatico?

    RispondiElimina
  8. artisti per l'Abruzzo3 febbraio 2010 alle ore 10:51

    anche noi

    RispondiElimina
  9. anche io.se ci riesci.

    RispondiElimina
  10. Considerate però che :

    1- per molti l'amicizia di x contatti seppur dietro a uno schermo è molto di più di quello che aveva nell'era pre-facebook.Quindi l'individuo solitario e introverso medio viene aiutato da questa applicazione.

    2- chi invece non aveva problemi di socializzazione continua comunque a mantenere i suoi rapporti,perchè si rende conto della differenza.

    3- avere contatti con 40 persone o con 400 può evolvere la società?uno strumento di massa in un mondo globalizzato non è forse inevitabile?esser contro a un programma di questo tipo non è forse indice di mentalità provincialotta? ovvero curo i 10 contatti intorno a me e chi si è visto si è visto? cosa teme veramente chi si oppone a questo?

    4- Rifiutarlo è una presa di posizione o è segno di debolezza? è indice di fragilità di mostrare se stesso alla massa? fb per quanto lo si voglia accusare di violazione privacy è un modo per esporre se stessi,come questo blog,quindi perchè esser a favore di uno e non dell'altro?

    Scusate la serietà del post.

    RispondiElimina
  11. se per mentalità provincialotta intendi distinguere fra veri amici e persone che nemmeno saluti quando incontri per strada, allora sì, è mentalità provincialotta. e c'è da andarne fieri.

    RispondiElimina