lunedì 26 ottobre 2009

Il Klondike: Jack London, the Gold Rush


Il 16 agosto 1896 tre persone, due nativi e un californiano, guidate da Skokoom Jim Mason, un nativo del luogo, risalendo il fiume Klondike scoprirono casualmente ricchi giacimenti d'oro nel Fosso del Coniglio, nel territorio dello Yukon, nel Canada nord-occidentale. La notizia raggiunse gli Stati Uniti nel luglio 1897 quando i primi cercatori che tornavano dopo aver fatto fortuna giunsero a San Francisco il 15 luglio e a Seattle il 17 luglio.

Nel 1898 la popolazione delle terre ove era stato scoperto l’oro arrivò a 40.000 abitanti, minacciando di provocare una carestia. Giunse gente fin dalla lontana New York, dalla Gran Bretagna e addirittura dall'Australia; a sorpresa, molti erano liberi professionisti, come insegnanti, dottori, persino un ex sindaco, che rinunciò alla sua rispettabile carriera politica per affrontare l'avventura (morirá "lentamente" di scorbuto in una capanna arrangiata sul Peel River). La maggior parte dei cercatori sbarcava a Skagway, in Alaska, o nell'adiacente comune di Dyea. Di lì viaggiavano sulla terra o risalivano i torrenti fino a giungere a Dawson City, la città simbolo della corsa all'oro. Essa era un minuscolo borgo che contava un paio di edifici, ma con la corsa all’oro si trasformò in una turbolenta cittadina di 30.000 abitanti, il maggior insediamento di tutto il Canada nord-occidentale. Già nel 1900, nei fiumi e nei torrenti della regione, era stata scoperta una quantità di metallo prezioso pari a 22 milioni di dollari.

Questo non è il luogo per un'analisi puramente storica dei fatti che seguirono a queste date; i pochi interessati potranno reperire informazioni dettagliate su qualsiasi enciclopedia. È come Jack London, scrittore calforniano, fra i più grandi della storia, sebbene ancora adesso snobbato dalla critica e relegato al ruolo di “scrittore per ragazzi”, utilizzò la sua esperienza nel Grande Nord ad interessarmi. Altri scrittori, Jules Verne (casualmente relegato anch'egli al ruolo di “scrittore per ragazzi) per esempio, trassero spunti per i loro romanzi da questa drammatica vicenda storica e umana. È uno scenario estremo, il Klondike, e forse proprio in quanto tale London riesce a mettere al riparo la propria scrittura da tentazioni puramente naturalistiche, o romantico-sentimentali, o addirittura esoticheggianti, conferendole invece una dimensione inquietante e coinvolgente, del tutto personale. In questo sta il suo talento demoniaco, visto che la sensazione è che London possegga letteralmente ogni cosa, vivente e non vivente e che questo Grande Nord abbia finito per possederlo, costringendolo quasi a diventare scrittore, al di là di qualsiasi suo margine di scelta.

Non è un caso, quindi, che la data del primo racconto pubblicato di London, “To the man on Trail”, è il 1899. Immaginiamo lo scrittore californiano affrontare il Silenzio Bianco (che diede il nome ad un altro suo celebre racconto); non siamo più davanti ad un semplice luogo dell'avventura né avrebbe mai potuto esserlo, visto che lo scrittore sapeva bene, e per esperienza personale, che la corsa all'oro fu uno degli episodi più terribile di una gravissima crisi economica; non è la frontiera, quel luogo mitico di mitica innocenza su cui si edificarono l'ideologia e l'immaginario di massa americani.

Niente più mediazioni, niente più schemi, alibi o inganni: nel Bianco che acceca, nel silenzio che ottunde, si scoprono le carte, ben sapendo che il Caso o la Natura, ironici e beffardi, impassibili e spietati, si riservano sempre di giocare l'ultima. Il Klondike londoniano è allora un lembo estremo dell'esperienza e dell'esperimento; diventa il luogo in cui si fonde il confine fra atto creativo e vita, in cui le leggi della Natura diventano norme grammaticali e viceversa. Tra le nevi del Nord, le leggi che regolano la natura si rivelano, nella loro essenza profonda ed assolutamente elementare, banchi di prova impassibili e spietati per l'individuo e per gli aggregati sociali. Chiunque può decidere di sfidare il clima artico (ergo la scrittura) alla ricerca del successo, della vittoria, dell'affermazione individuale. Solo alcuni, London fu uno di questi, comprendono le tronfie leggerezze dei compagni di viaggio votati al disastro; non per questo non partecipano alla Grande Ricerca dell'Oro pur sapendo che la sopravvivenza non è certa, non è detto che il Dramma conosca un esito positivo.


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