lunedì 26 ottobre 2009

Manifesto del Movimento Passatista Italiano (“Le Figarò”, 25 ottobre 2009)

Io voglio cantare l'amore per la codardia, l'abitudine alla staticità e alla stasi.
L'obbedienza all'ordine costituito sarà elemento essenziale della mia poesia.
La letteratura esaltò fino ad oggi l'energia penosa, la veglia, la temerarietà. Io voglio esaltare il sonno febbrile, l'estasi, l'immobilità.
Io affermo che la magnificenza del Mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della lentezza.
Io voglio inneggiare all'uomo che delega le proprie responsabilità, che mai tiene il volante, l'uomo che ruota fuori dal proprio asse.
Bisogna che il poeta si prodighi, rimanendo nell'ombra, per aumentare l'entusiastico fervore che si raggiunge nella solitudine e nell'isolamento
Non vi è più bellezza se non nella meschinità. Nessuna opera che no abbia carattere meschino può essere un capolavoro.
Io voglio glorificare la guerra, sola igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore.
Io voglio distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
Io canterò le littorine bordate d'oro e dall'ampio petto, il volo scivolante della mongolfiera. È dall'Italia che lancio questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria con cui fondo oggi il Passatismo.

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