mercoledì 9 dicembre 2009

ezra weston loomis pound


La maggior parte dei critici considera come manifesto della poetica di Pound la poesia "In a station of the Metro".
« The apparition of these faces in the crowd;
Petals on a wet, black, bough. »
Già a prima vista capiamo perché Kenneth Lincoln lo definirà «global translator» (trad. traduttore globale): come può un poeta impregnato di modernità conciliare questa sua tradizione con Dante e Guido Cavalcanti, Torquato Tasso e Ludovico Ariosto e allo stesso tempo attingere a piene mani dall'Haiku?
Il rimando alla poesia giapponese è chiaro vista la brevità e cripticità del messaggio, ma dov'è la tradizione cristiano-giudaica? e dov'è la vena modernista europea?
Per rispondere a queste domande conviene immergerci nel testo vero e proprio:
agli anglofoni il titolo suonerà strano, infatti vi è una intensa eco della station of the Cross (trad. Stazione della Via Crucis): già da subito abbiamo l'elemento cristiano che viene giustapposto preponderantemente con tecnica modernista alla Metro (la metropolitana di Parigi).
La tradizione francese e più in generale europea si fa avanti con forza tramite il secondo (primo per importanza) termine della poesia vera e propria: apparition: in francese, così come in italiano, (ricordiamoci che è stata scritta a Parigi e che Pound conosceva perfettamente sia il francese che l'italiano) questo termine non solo significa la comparsa di una immagine, ma ha anche una sfumatura religiosa che fa intendere come il miracolo sia una cosa possibile nella realtà a tutti (ecco un altro elemento cristiano-dantesco), ma è compito del poeta trascrivere l'esperienza mistica qualunque ella sia.
Proseguendo nella lettura ci si imbatte nell'aggettivo these che si può tradurre agevolmente con queste: infatti l'esperienza mistica trasposta dal poeta in versi non è limitata solo a quel momento della realtà in cui è avvenuto (sennò avrebbe dovuto usare quelle), ma è una esperienza che attraverso la poesia può essere rivissuta appieno e non solo dallo scrittore, ma da tutti quelli che hanno già fatto quella identica esperienza.
Il primo verso si conclude con la formula faces in the crowd che ricorda l'espressione che usa Pound per descrivere la propria poetica: splotches of colour (trad. macchie di colore) che infatti è presente manifestamente in questo componimento poetico con l'uso del termine petals: questa parola è giustapposta come una macchia accanto ad un'altra vicino a termini che di per se non la introducono né la spiegano chiaramente. Pound con questo termine, in questo termine sta unendo due tradizioni: quella Haiku, che prevede l'uso di frasi gnomiche o addirittura sole parole giustapposte in modo da essere il più concisi possibile, e quella modernista caratterizzata dal flux of thoughts (trad. flusso di pensieri) di un personaggio che procede per connessioni logiche tra termini o pensieri e generalmente questo flusso si compie (come mostra Dubliners - Gente di Dublino di James Joyce) nell'epiphany (momento di apparizione della verità sulla propria condizione). Questa poetica modernista spiega brillantemente l'uso del primo termine (apparition), ovverosia il poeta è «un uomo che parla ad altri uomini», parla un linguaggio diverso da quello comune, ma anche lui può, ma non è detto che debba avere l'apparizione della propria condizione caduca (faces e petals possono essere sostituiti l'uno con l'altro nel primo verso senza differenze metriche) in un luogo qualsiasi come può avvenire ad ognuno di noi, nel caso di Pound questa apparition è avvenuta nella Metro parigina.

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