giovedì 26 novembre 2009

l'insubordinazione #3

Gli echi giungevano a lui, in maniera confusa e indefinita come da una caverna . Un odore penetrante di minestra rancida giungeva alle sue narici, segno che si era fatta l’ora del pranzo.
I condomini naturalmente non erano al corrente di quel machiavellico tiro al bersaglio, altrimenti, si capisce, avrebbero reclamato non pensando a buttar giù bocconi. Anche se avesse chiesto loro aiuto, il fucile glielo avrebbe impedito, magari puntando contro di essi, e mietendo altre vittime innocenti. Ma forse ne erano tacitamente consapevoli, di quel gesto folle intendo, e non facevano e non avrebbero fatto nulla per impedirlo, d’altronde quella era via della Sciagura, e il nome la diceva lunga. A prescindere da ciò, il nostro protagonista, cercando di allogare una spiegazione logica al suo comportamento, rammentò di essersi destato di soprassalto nel cuore della notte il giorno prima nella sua residenza, (ancora ancorato alla sua vita) con il battito cardiaco accelerato, la fronte imperlata di sudore .
La moglie al suo fianco, infastidita dai continui movimenti nel letto e dai lamenti indefiniti ,aveva come naturale manifestato premura nei suoi riguardi, vedendolo così ansimante : «Tutto bene caro, mi sembri agitato, devi essere passato attraverso un incubo»….
«Già ,credo proprio di sì», aveva dichiarato lui senza aggiungere altro, con un filo di voce e una specie di rantolo morto in gola. «Ad ogni modo non è niente, non si tratta d’infarto ,torna pure a dormire » …….Un momento dopo, nel buio impenetrabile della casa, senza accendere la luce per non turbare ulteriormente il sonno della donna che era saporitamente ripreso, Antonio aveva sceso la rampa di scale a chiocciola della residenza a due piani, e giunto nel ripostiglio aveva scovato il fucile, (che da tempo deteneva regolarmente avendo il porto d’armi)… Era li acquattato viscidamente come un serpente, come una bestia feroce pronta a digrignare i denti, se necessario; la canna lucente avvolta in un drappo bianco, (quasi il corpo nudo di una donna segretamente custodito sotto il lenzuolo) «Avanti, che aspetti, prendimi, » pareva suggerirgli….... «Eccomi, sono qua, pronto a eseguire i tuoi ordini»…Egli pareva un’automa in quella situazione, il fucile come una calamita, lo attraeva a se indissolubilmente, e lui non poteva far altro che seguirne le direttive, come in uno stato di assoggettamento, perciò in balia di quel nerbo oscuro. Antonio ricordava ancora perfettamente lo stato febbrile in cui era precipitato nel mentre che i suoi polpastrelli avevano toccato la corazza lucida dell’arma, solo allora aveva compreso quale sarebbe stata la sua missione. Da sempre gli uomini avevano avuto la meglio sulle armi, ma in questo caso, per uno sconcertante meccanismo invertito, accadeva il contrario, ovvero l’arma esprimeva il suo comando, capovolgendo tutto, e prendendo il sopravvento .So che è difficile poterlo credere, ma Antonio non avrebbe mai arrecato del male a nessuno, in vita sua non aveva storto un capello a chichessia, eppure, in quella situazione, per “cause di forza maggiore” si ritrovava ad essere trasmutato contro la sua volontà, in quella spietata macchina di morte. In ogni caso ora, essendo più lucido, si ripromise che, obbedendo alle leggi della propria morale, avrebbe cercato disperatamente dentro di se l’insubordinazione, fedele al principio che non bisognava arrecar danno a nessuno, provocando alcuni espedienti per sottrarsi alla condizione che lo vedeva come una marionetta, i cui fili erano manovrati da una forza superiore e indecifrabile ……… Il firmamento quella mattina, era terso ,sgombro di nuvole: la giornata ideale per menar colpi e sforacchiare la gente. Al centro del mirino in quel preciso istante, un signore dalla veneranda età avanzava pacchiano, piegato in due sul suo bacchio verso il cordolo del marciapiede, in prossimità del quale c’era la panchina di un colore verde pistacchio. La barba candida poi, veniva giù deliberatamente come neve.

(ancora grazie a lucazan)

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